Il Castello di Glamis
- Nadia Veltri
- 1 nov 2016
- Tempo di lettura: 5 min
Il Castello di Glamis è il maniero che domina il villaggio di Glamis, presso Angus, in Scozia.
Il castello e le terre circostanti, oggi appartenenti ai conti di Strathmore e Kinghorne, hanno una storia molto antica.

Nel 1372, Sir John Lyon acquistò dal re Roberto II, suo suocero, il castello di Glamis, nelle cui vaste stanze la nobile famiglia inglese dimorò fino al XVI secolo e che sono stati resi immortali dai dipinti disposti lungo le pareti dei corridoi.
Sir John Lyon discendeva da John de Lyon, barone feudale di Forteviot, e nell'omonima magione di famiglia risiedeva prima di trasferirsi a Glamis Castle, allora solo una riserva reale di caccia. Nel palazzo Forteviot vi era un calice che, si narra, non doveva assolutamente essere spostato dal luogo in cui era conservato; in caso contrario, la pena sarebbe stata terribili disgrazie che si sarebbero abbattute senza pietà alcuna sulla stirpe di colui che avesse osato compiere quest'atto.
Sir John Lyon, incurante di questa diceria, che evidentemente considerò solo una stupida superstizione, portò con sé il calice nella sua nuova residenza; da allora, per generazioni e generazioni, tra i nobili abitanti del possedimento di Glamis si verificarono misteriosi ed orribili decessi. Ed il primo a pagare il prezzo della maledizione, fu proprio Sir John Lyon, che dopo 11 anni dal suo trasferimento nel castello di Glamis, perì in un duello o forse fu ucciso a tradimento nel corso di un alterco con Sir James Lindsay of Crawford.

Secondo la leggenda, ancor prima della sua costruzione, fu proprio la sua terra a fare da teatro all'assassinio di Re Malcom II nel 1034: sarebbe stato mortalmente ferito proprio nei pressi della Loggia di Caccia Reale che si trovava nel luogo ove attualmente sorge il castello, e qui egli morì.
Pare che il sangue del sovrano fatto a pezzi dai suoi carnefici abbia formato una vistosa macchia sul pavimento, ancora oggi visibile chiaramente.
Oscar Wilde si ispirò proprio a questa vicenda quando scrisse il suo celebre romanzo "Il fantasma di Canterville" e sempre in quel luogo Shakespeare ambientò il suo Macbeth, ossia l'omicidio del re Ducan I per mano del cucino nel X secolo.
Nel 1540 una nuova uccisione segnò la fama sanguinaria del magnifico maniero: James V condannò al rogo Lady Janet Douglas, vedova di Lord Glamis. Lady Janet era una dama politicamente scomoda in quanto facente parte di un ramo della famiglia particolarmente invisa al re, per cui furono elaborate delle false accuse facendo leva su delle dichiarazioni rese sotto tortura.
La donna fu accusata di aver ordito un piano per avvelenare il re James V e venne bollata dell'accusa di stregoneria. Dopo essere stata rinchiusa nelle lugubri prigioni sotterranee del castello di Edimburgo, fu infine bruciata sul rogo nello spiazzo di fronte al castello, alla presenza della giovane figlia, il 17 luglio del 1537. Si dice che, dopo tale supplizio, la "Dama in Grigio" ( così come viene appellata ora ) abbia fatto ritorno al castello di Glamis come entità spettrale e che si manifesti dondolandosi in una vampa di accecante fuoco nella torre dell'orologio e nella cappella di famiglia, dove si sentirebbero i suoi gemiti di pianto e preghiera.
Tuttavia, la Dama in Grigio è solo una della massiccia schiera di presenze ospitate nel tetro maniero, nel corso degli anni i proprietari, la servitù, gli ospiti, persino la Regina Madre e, in tempi più recenti da quando il castello è aperto al pubblico, i turisti e le guide hanno riportato di inquietanti incontri con inquilini incorporei e centenari.

La vera maledizione portata dal calice, però, sembra concretizzarsi nell'effettivo ramo della famiglia Strathmore, partendo dal conte Patrick, primo vero avo degli attuali proprietari del castello di Glamis, che lo ereditò nel XVII secolo. Si dice che gli Strathmore nascondano un terribile segreto, "l'orrore" come viene chiamato, che si è trasmesso nei secoli di padre in figlio quando quest'ultimo raggiungeva la maggiore età, ovvero i 21 anni.
Oggi la discendenza maschile è estinta, il castello infatti è attualmente di proprietà della nipote del XIV conte.
Il conte era un individuo violento e dissoluto, una pessima persona dal comportamento esecrabile, dedito ad ogni sorta di vizio come il gioco e l'alcool. Si narra che l'uomo particolarmente ubriaco arrivò addirittura a giocare una partita con il diavolo in persona: come posta in gioco la sua anima (che naturalmente perse).
Da quel giorno, si narra che una volta all'anno dalla stanza segreta, si odano il rumore dei dadi che scivolano sul tavolo e le urla strazianti e le imprecazioni blasfeme di un'interminabile partita a carte, alla quale il diavolo, nei panni dello straniero, ha condannato il conte a giocare per l'eternità all'inferno.
Peccando di lussuria lo stesso Patrick Strathmore ebbe un erede illegittimo da una serva, il bimbo nacque deforme e non avendo il coraggio di sopprimerlo lo imprigionò in una delle stanze segrete del castello. Si narra che visse circa 300 anni e che ancora oggi il suo spettro arrabbiato e infelice si aggiri ancora per le mura del castello.
Durante una faida tra clan, gli Ogilvie per sfuggire ai Lindsay cercarono rifugio a Glamis. Il conte di Strathmore, per non infrangere le leggi dell'ospitalità, fu costretto ad accoglierli, ma, poiché non voleva prendere posizione favorendoli, li rinchiuse in una stanza remota del castello e lì li condannò semplicemente a morire di stenti, lavandosene le mani.
Per molti anni, dopo che gli Ogilvie erano morti, di quando in quando si sentivano ancora echeggiare le loro grida disperate in quella zona del castello. Alla fine, uno dei conti Strathmore, discendente di Patrick, decise di indagare e di aprire la stanza dalla quale provenivano le urla, non appena ebbe socchiuso la porta e visto la scena che gli si presentava dinnanzi, svenne.
Egli si rifiutò di dire a chiunque cosa avesse scorto e fece murare la porta della stanza.
Tra i molti fantasmi di cui si avverte l'infelice presenza nel Glamis Castle, ce ne sono alcuni che sono diventati molto popolari per la frequenza e l'inquietudine delle loro apparizioni.

Una delle anime disperate più famose è quella di una ragazza conosciuta come "La Donna Senza-Lingua", che, durante la notte, corre incessantemente con la bocca spalancata intorno al perimetro che circonda il castello.
La storia risalirebbe al XVII secolo, quando, per sua sfortuna, la fanciulla conobbe uno dei rampolli di casa Strathmore. Durante uno dei loro incontri, venne a conoscenza del segreto della famiglia, una colpa gravissima, punibile con "il rituale del silenzio", che consisteva nell'amputazione della lingua.
Da allora, questa ragazza dalla sorte funesta si aggira nel castello senza riuscire a trovare la pace.
Un altro fantasma avvistato più volte nel corso degli anni è quello di uno schiavo di colore conosciuto come "Jack the Runner", particolarmente rumoroso, egli tormenterebbe le notti degli attuali proprietari con il suo sofferente fracasso, prediligendo ossessionare un sedile di pietra dalla porta della camera da letto della contessa.
Analogamente alla fanciulla a cui fu recisa la lingua, Jack fu ucciso per puro sadismo nel XVII secolo, sbranato dai cani sotto lo sguardo divertito degli astanti, in occasione di una festa che degenerò tragicamente a causa dell'alcool.
Si sente parlare poi di "The Mad Earl's Walk", lo spirito di un folle che, durante le notti di tempesta, si aggira per le torri più alte del castello, percorrendo sempre il medesimo tragitto.
C'è lo spirito di un bambino che si presenterebbe negli abiti di un pagetto e si mostrerebbe sempre seduto davanti alla porta della camera dove nacque la Regina Madre; si suppone che anche lui fosse un umile servo maltrattato dai suoi padroni.Un po' meno noti sono il grosso e barbuto fantasma di Lord Crowford, detto "Earl Beardie", che appare di preferenza su una torre disabitata, e quello di un maggiordomo che infesta una stanza ribattezzata "camera dell'impiccato", dove l'uomo per l'appunto pose fine ai suoi giorni.
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